Il dottor Rossi laureato in medicina arriva primo nel test d'accesso alla specialità da lui preferita, in una città di provincia. Ma la grande città, si sa, è un'altra cosa, e siccome si è messo in lista per le graduatorie di più scuole e ha chance di essere preso in un grande centro universitario, non risponde alla chiamata dell'ateneo "vicino", e aspetta il suo turno altrove. Come Rossi fanno 700 studenti su 6 mila posti di specialità disponibili, e sono spesso al Sud, dove ci sarebbe un altro problema: il blocco del turnover che all'uscita dei corsi frena le assunzioni di neospecialisti nel Ssn. Insomma, ci sono sedi e specialità "in" e altre "out". Ecco spiegato il blocco che vive l'attuale graduatoria nazionale degli specializzandi in medicina. Sede per sede, le graduatorie finali dovevano comparire prima della partenza ufficiale dei corsi, il 10 dicembre 2014, ma il Ministero dell'Istruzione ha dato vita a vari rinvii, e la nuova scadenza è il 29 gennaio. Poi ci sarebbero specialità (e sedi di specialità) più disertate di altre, e a tutto concorrerebbe anche la possibilità per un neolaureato di candidarsi a più scuole di specialità - fino a sei - oltre che a più sedi. «E' la prima volta che si fa un esame con graduatoria nazionale unica e queste cose possono succedere, chi - assegnato in una sede - sta attendendo una sede più ambita temporeggia e si fatica a riempire certe sedi», conferma la presidente di Federspecializzandi Giulia Bartalucci.
Alcune sedi non si riempiranno mai?
«Occorre vedere le cose in positivo, in questo modo atenei oggi considerati non competitivi sono motivati a migliorare la struttura formativa e i programmi di ricerca per renderli più appetibili. La nostra speranza è che nelle prossime edizioni ci siano ritocchi al regolamento per le fasi di assegnazione, conferma ed immatricolazione».
La disparità dei programmi formativi è la sola origine del blocco?
«In parte c'è anche il nuovo meccanismo quando consente di iscriversi per la stessa specialità teoricamente in tutte le sedi: è un'innovazione condivisibile, ma se faccio domanda per tutte le sedi d'ortopedia in Italia dovrei partire dal presupposto che m'interessa la specialità a prescindere dalla sede, invece qualcuno non risponde alla prima chiamata dopo aver visto che è ben piazzato in più sedi».
Rinunciando alla sede assegnata non si rischia di perdere tutto, specie se nelle altre sedi ci sono colleghi meglio piazzati?
«Sì, ma può succedere che in quelle sedi non tutti i posti sono stati riempiti, magari per un nome in attesa di uno sblocco in una terza sede si resta fermi in tanti».
Quanto può aver inciso il fatto che ci si può iscrivere a più specialità, fino a sei?
«Relativamente meno. Tra l'altro per Federspecializzandi poter concorrere per più scuole è positivo: non tutti i neolaureati hanno scelto la specialità a fine percorso di laurea. Aggiungo che per noi è un errore pedagogico chiedere "più domande attinenti alle specialità" nei test, come hanno fatto i direttori delle scuole di specialità e il Cun; al contrario, il test deve privilegiare il miglior laureato, non il miglior futuro specializzato, e la valutazione dovrebbe essere sui contenuti appresi, non su quelli che si vanno ad apprendere».
Come superare il blocco in futuro?
«Noi proponiamo che l'attuale modello sia adattato al modello spagnolo, che non è diviso per specialità: chi si piazza primo nella graduatoria unica nazionale sceglie sede e specialità, chi si piazza secondo ha tutto il ventaglio di possibilità meno una, e così via. I corsi si riempiono in due settimane dal test».
Mauro Miserendino
Fonte: Doctor33, del 27 gennaio 2015