Il progetto di legge che in Puglia apre la strada all'inserimento della figura del farmacista di dipartimento negli ospedali è un'importante opportunità sia nella prospettiva occupazionale, che versa in una situazione molto grave, sia nella prospettiva di risparmio per la sanità regionale. Commenta così Armando Guerriero, presidente dell'Ordine dei farmacisti di Foggia, la proposta avanzata in Regione Puglia dal consigliere regionale Pd Sergio Clemente. «Per la legge italiana» sottolinea Guerriero «è obbligatorio che il farmaco sia monitorato e maneggiato solo da farmacisti, ed è ciò che avviene nelle farmacie sul territorio. È del tutto incoerente che negli ospedali della Puglia questo spesso non avvenga. E aggiunge che in molte Asl questo compito viene affidato agli infermieri e nelle corsie sono spesso i caposala che se ne occupano con sprechi documentati ed errori con ricadute cliniche. E questo accade perché in molti ospedali, anche grandi, con oltre 1.000 dipendenti tra medici, infermieri e altri operatori e una farmacia ospedaliera ben approvvigionata, ci sono soltanto quattro farmacisti assunti». La figura del farmacista di dipartimento è già presente e operativa in altri Paesi e anche in Italia sono state fatte sperimentazioni dimostrando, sottolinea ancora, «di poter ridurre gli sprechi e gli errori grazie a un uso razionale e corretto dei farmaci. Con una gestione del rischio clinico in maniera multidisciplinare, e il coinvolgimento di tutte le figure sanitarie, compreso il farmacista di reparto, verrebbero drasticamente ridotti i danni alle persone e tenuti sotto controllo i conti a beneficio dei servizi. Da questo risparmio» prosegue «possono arrivare le risorse per garantire la retribuzione dei colleghi senza oneri per la Regione». Per la Puglia si aprirebbero anche nuove possibilità di lavoro: «Fino a 5 anni fa nella nostra provincia, Foggia,non c'erano farmacisti disoccupati» afferma il presidente «oggi ne contiamo ufficialmente 500-550 ancora iscritti all'Ordine e chissà quanti altri che, una volta usciti dall'albo, non possiamo più monitorare». E conclude: «Sosterremo la proposta che è ancora tutta da rifinire e, come Ordine, ci impegniamo a collaborare con l'Università per l'avvio di percorsi formativi e master, che non siano troppo lunghi e troppo onerosi, per formare farmacisti di dipartimento. Fermo restando che con la laurea in farmacia e l'abilitazione è possibile accedere a questo ruolo pubblico con già accade per altre posizioni».
Simona Zazzetta
Fonte: Farmacista 33, 17 gennaio 2015