Un salto nell'incertezza. Così Antonio Carrassi, preside della Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Milano commenta l'ipotesi ventilata dal ministro Giannini di abbandonare il test di medicina per passare a un modello francese con apertura a tutti gli iscritti e selezione solo dopo il primo anno. Un modo ha ribadito il ministro ieri per aumentare la selezione, «non è che si semplifica il sistema» ha detto agli studenti, «sarà una selezione rigorosissima com''è in Francia». «Si deve aspettare qualcosa di più preciso» premette Carrassi «certo che organizzare un corso di laurea per 64.000 persone (il numero dei candidati di quest'anno) è cosa ben diversa dall'organizzarlo per 10.000». Il primo problema sollevato dal preside milanese è quello delle risorse. «Servono risorse commisurate» spiega «edilizia, pc, aule, didattica a distanza, insegnanti sono tutti aspetti da prendere in considerazione». Poi c'è l'aspetto dei curriculum. «Si tratta di definire un profilo professionale adeguato» riprende Carrassi. «Il nostro lavoro è andato nella direzione di creare un curriculum verticale che esponga lo studente quanto prima a problematiche cliniche e permetta di definire il più presto possibile il percorso. È chiaro» precisa «che l'anatomia per uno studente di odontoiatria, che focalizza più su quella di testa e collo, è diversa da quella di un medico generico. Perciò si tratterebbe di adeguare nuovi curricula. Un caos incredibile» aggiunge Carrassi. Il preside di medicina a Milano oltretutto invita a non considerare il modello francese una panacea. «Basta leggere quello che gli studenti italiani in Francia dicono sui blog per rendersi conto che non è tutto rose e fiori. E comunque c'è un problema di capienza delle aule al momento a Milano non saremmo in grado di accogliere questi numeri mentre in Francia esistono aule da 500 persone, spesso videoriprese. Da noi in più vige una modalità interattiva con gli studenti». Ma gli aspetti critici non finiscono qui. «Il modello francese prevede che chi non passa il primo anno possa ripeterlo e questo aspetto genera un rischio di competizione forsennata. E poi ancora, se mi sono iscritto a medicina per fare il medico e quindi non voglio ripiegare su un'altra professione sanitaria, che cosa faccio? Alla fine l'anno è stato perso» sottolinea. Carrassi chiude con un auspicio. «Mi auguro che il ministro prima di prendere qualsiasi decisione si confronti con gli organi istituzionali preposti. È vero» conclude «il test così com'è è perfettibile ma non esistono esperienze ideali all'estero e forse sarebbe opportuno migliorare quello che già c'è, introducendo domande ragionevoli e valutando l'attitudine dello studente. La professione di medico non è per tutti».
Marco Malagutti - www.doctor33.it