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Abolizione del test medicina: la proposta del ministro accende il dibattito

Abolizione del test di medicina con introduzione del modello francese, ossia primo anno aperto a tutti con sbarramento finale e accesso al secondo anno solo dopo aver passato gli esami. Ad annunciare per la prima volta una possibilità di questo tipo il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini che pur riconoscendo la necessità di bilanciare tra fabbisogno di camici bianchi e numero di laureati, sottolinea come non sia detto che «il sistema dei test a risposta multipla sia il migliore». L'idea sarebbe quella di spalmare la valutazione della prova di un singolo giorno, ai risultati di un intero anno di studio. Un'idea che preoccupa non poco il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco che si domanda «Chi si fa carico di tutti gli studenti che dovrebbero "saltare" dopo il primo anno?». Ma le criticità non finiscono qui per Bianco che sottolinea come non esista lo strumento perfetto. «Tutto è perfettibile» spiega «ma bisogna evitare di optare per un rimedio peggiore del male. Un fatto è certo» continua «il numero programmato è indispensabile, e lo stesso ministro lo riconosce, ciò premesso, come può l'Università accogliere un simile bacino di utenza e comunque su che base si effettuerebbe la selezione?». Il presidente della Fnomceo, peraltro, non nega la necessità di avvicinare la selezione a principi di trasparenza e affidabilità maggiori. Ma come? «Un'ipotesi potrebbe essere quella di introdurre negli ultimi due anni di scuola superiore materie e attività di orientamento per rivelare attitudini degli studenti. Un accumulo di crediti che costituiscono patrimonio di punteggio per chi si sottopone alla selezione. Ma il punto resta lo stesso» conclude Bianco «lo strumento perfetto non esiste e non bisogna dimenticare che oltre al diritto allo studio esiste il diritto al lavoro». Di diverso avviso Giuseppe Remuzzi, coordinatore delle ricerche dell'Istituto Mario Negri, che aveva già auspicato nel settembre scorso intervistato da DoctorNews un modello francese. «L'idea è molto buona» ribadisce Remuzzi «anche se ammettere tutti è effettivamente difficile. Si potrebbe pensare a una prima selezione sulla base del voto al liceo, che, va da sé» aggiunge l'esperto «non dovrebbe essere troppo disomogeneo sul territorio. Peraltro ci sono indagini che hanno evidenziato come il voto di maturità sia legato al voto degli esami universitari». Per fare una preselezione Remuzzi propone, al posto dei quiz anche una pagina scritta dai candidati. «Una sorta di autopresentazione» sottolinea «in cui spiegano chi sono e perché si vogliono iscrivere a medicina. In più potrebbe essere utile anche un colloquio personale, perché è importante anche "vedere" il candidato. Dopodiché al termine del primo anno la selezione sarà fatta sulla base dei risultati degli esami. Una evidente semplificazione burocratica» conclude «ma anche un minor rischio di perdere potenziali medici sulla base delle risposte a un quiz».

Marco Malagutti - www.doctor33.it

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