Quali iniziative si intendano assumere per evitare che l'impatto delle decisioni dei Tar generi rilevanti e non quantificati impatti di finanza pubblica e di conseguenza sull'attività di molti ospedali, dove gli specializzandi svolgono un ruolo rilevante? E non si ritiene necessario fissare un principio in base al quale gli accessi alla specializzazione siano commisurati sui bisogni reali di salute del territorio? Le questioni sono poste da un'interpellanza rivolta dalla capogruppo di Area popolare Nunzia De Girolamo a Miur e ministero della Salute. Siamo infatti davanti alla possibilità che i Tar riammettano in graduatoria molti degli specializzandi che avevano fatto ricorso dopo le prove dell'ultimo concorso per le scuole di specializzazione in Medicina.
Giulia Bartalucci, presidente nazionale di Federspecializzandi, dichiara «condivisibile la preoccupazione che i ricorsi portino alla reimmissione forzata di molti specializzandi a fronte di una incapacità che le strutture didattiche avrebbero nel fornire una formazione adeguata. Del resto è difficile dar torto a chi ha fatto ricorso perché i malfunzionamenti ci sono stati. Cerchiamo ora di strutturare il prossimo concorso in maniera diversa, magari tenendo conto delle criticità e dei punti di miglioramento che noi, come Federspecializzandi, abbiamo evidenziato sulla base di un'indagine effettuata subito dopo il concorso di ottobre».
D'altra parte, come si legge nell'interpellanza, con i previsti 58.000 pensionamenti di medici dei prossimi tre anni, la recente riforma delle scuole di specializzazione, pur positiva, risulta insufficiente a garantire la necessaria copertura dei posti lasciati vacanti. «La mancanza di specialisti nei prossimi anni è reale, - conferma Bartalucci - con l'aumento dei numero dei laureati sarebbe necessario incrementare anche i posti per i corsi di specializzazione, ma c'è un altro problema ancora più difficile: dopo l'abilitazione al percorso di formazione specialistica, il passaggio successivo è ottenere un posto di lavoro a tempo indeterminato nel Ssn, cosa purtroppo non sempre garantita».
Renato Torlaschi
(Fonte: Doctor33 del 10 marzo 2015)