L'Università di Milano-Bicocca ha inaugurato Nanomib, il Centro interdipartimentale di Nanomedicina per promuovere lo sviluppo di modelli, tecniche e strumenti da impiegare nella nanomedicina. Nello specifico si tratta di una piattaforma tecnologica per progettare e realizzare nanodevices a uso biomedico da validare attraverso studi preclinici fino alla sperimentazione clinica. Alla cerimonia di inaugurazione del Centro hanno partecipato, tra gli altri, Cristina Messa, rettore dell'Università di Milano-Bicocca e María José Alonso, docente di tecnologie farmaceutiche all'Università di Santiago di Compostela, esperta di sviluppo di terapie antitumorali e di nuove formulazioni di vaccini contro l'HIV basati su nano-carriers. Il Centro, unico in Lombardia, mette insieme diverse aree di ricerca (dalla chimica alla fisica, dalla biofisica alle biotecnologie, dalla informatica alla medicina) e le competenze di 61 ricercatori di Milano-Bicocca per realizzare nuovi modelli di cura e di prevenzione nell'ambito della terapia, della diagnostica e della rigenerazione tissutale.
Per quanto riguarda la ricerca in ambito diagnostico, il centro lavorerà alla progettazione, alla sintesi, alla funzionalizzazione e alla caratterizzazione di nanoparticelle da impiegare nella diagnosi e nella terapia del cancro e delle malattie infiammatorie. I ricercatori che lavoreranno alla terapia si occuperanno invece della realizzazione di nanoparticelle per il trattamento della malattia di Alzheimer, del glioblastoma e dell'artrite reumatoide. Il gruppo di ricerca di chimica bio-organica si occuperà dello sviluppo di nanotecnologie da utilizzare sia per le applicazioni diagnostiche che terapeutiche nell'ambito di malattie neurodegenerative. Inoltre progetteranno e realizzeranno biomateriali "intelligenti" nanostrutturati per la medicina rigenerativa adatti alla ricostruzione di tessuti danneggiati da traumi e patologie. «Con il centro Nanomib e l'investimento dell'Ateneo in capitale umano e infrastrutture di ricerca dedicate alla nanomedicina - ha detto Cristina Messa - è possibile accelerare il percorso che va dalla sperimentazione in laboratorio all'applicazione nell'uomo di nuovi metodi diagnostici e terapeutici di molte patologie a oggi ancora largamente prive di cure efficaci».
Simona Recanatini